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Il Comune: no al volley gay (Corriere della Sera)

07 settembre 2001


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Pomo della discordia un torneo a Cinisello. Gli organizzatori: «Che brutta figura»

Il Comune: no al volley gay

Patrocinio negato, mentre la Provincia aveva dato il suo sostegno

Alza la palla, fai muro, schiaccia la palla. Anche la quieta pallavolo - sport di squadra, d’armonia e di disciplina per eccellenza - può creare divisioni. La frattura nasce da un patrocinio accordato e uno negato. E da un’etichetta scomoda. Pomo della discordia (o meglio: nodo gordiano di differenti valutazioni) è una rassegna, Gate 2001 , primo torneo internazionale gay di volley organizzato in Italia, in programma domani nel centro sportivo del Parco Nord di Cinisello Balsamo. Ventitré squadre in tutto, 175 atleti: 90 italiani, il resto stranieri, in arrivo da Londra, Francoforte, Praga, Norimberga, Vienna. Emancipazione sportiva, volley pride dell’hinterland milanese, appuntamento al buio con molti pregiudizi? «Macché: piuttosto un’occasione per socializzare. Per stare insieme. Per vederci in un luogo diverso, che non sia un bar o una sauna», racconta Lucio Lipera, 27 anni, presidente di Gate Volley Milano, l’associazione (gay) che ha organizzato la kermesse e a cui fa capo anche un’équipe amatoriale attiva dal 1977. «Spesso giochiamo anche all’estero. E senza problemi. Ovunque l’accoglienza è fantastica».
Il patrocinio accordato è della Provincia. Quello negato del Comune. Colore politico uguale, evidente disparità di vedute. L’etichetta scomoda è, neanche a dirlo, quel gay che pure nessuno vuol nascondere. Così alza la palla l’assessore allo Sport e Giovani, Aldo Brandirali: «Sarebbe un’orrenda discriminazione concedere ad atleti dichiaratamente gay un patrocinio pubblico per un torneo esclusivamente gay». Per l’assessore il catenaccio della discriminazione non salta attraverso esclusive speciali. Schiaccia la palla il presidente Lipera. Che parte lapidario: «Brutta figura». E poi diventa un fiume in piena: «Quando abbiamo chiesto il sostegno alle istituzioni, e quasi tutte ci hanno risposto picche, abbiamo sottolineato gli aspetti sportivi della manifestazione. La questione non è sessuale né politica. Il torneo ha, sì, un’impronta gaia, ma non è esclusivamente gay: non chiediamo né patenti né certificati. Libero accesso, a tutti. E tra le squadre che parteciperanno ce n’è anche una di transessuali. Ospitiamo gli atleti in case private. Le adesioni che abbiamo raccolto testimoniano che l’idea è buona». E chi fa muro? Il presidente della Provincia, Ombretta Colli. Che dice: «Preferisco non commentare. Ognuno fa le sua valutazioni e di conseguenza decide. In piena libertà».
Paolo Baldini


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