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La maratona con i pattini Domani quarantadue chilometri tra le vie del centro
ROLLER
STEFANO ROSSI
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I feel good: si ispira a James Brown, "the Godfather of soul" la maratona di pattinaggio che domani si svolgerà a Milano: una prima edizione che «nasce già grande», secondo la definizione di Gianni Francolini, vicepresidente del Gruppo pattinatori mobili di Cantù. E Ai Fil Gud è il nome di una filosofia, quella dello sport e della voglia di stare in forma nel rispetto dell'ambiente che ci circonda, che sta dietro a una serie di iniziative. La Stramilano, per esempio. E, ora, la Roller Marathon in line, la maratona dei pattini in linea, è fra le più vicine allo spirito del Padrino del soul.
Maratona significa i 42 km e 195 metri da correre con i pattini in linea con raduno in piazza del Duomo alle 11.30 per gli agonisti e alle 12.30 per gli amatori (che invece ne faranno metà, di chilometri, 21). Le iscrizioni sono ancora aperte oggi via modulo disponibile su Internet (infoline: 02655.24.35) a 8 euro e domani in piazza del Cannone dalle 9 di mattina a 12 euro con una piccola «tassa ritardatari». Il raduno è 30 minuti prima della partenza.
Il percorso si snoda da piazza del Duomo a piazza Castello. Già questo mette la Rollermarathon sullo stesso piano della Stramilano o della Maratona di Milano nella simpatia degli automobilisti che da viale Elvezia a corso Sempione, da via Buonarroti a piazza Giulio Cesare lasceranno il dominio delle strade a pallini umani che si spareranno a velocità fra i 40 e i 50 all'ora, saltando i binari del tram come canguri (gli australiani, non a caso, in questo sport sono forti), scapicollandosi in curve a gomito come cavalli del Palio di Siena, sobbalzando sul porfido e scivolando sul bagnato.
Roba quasi da cartoni animati. E infatti. Al Villaggio Rollermarathon in piazza del Cannone i personaggi più amati dei cartoon faranno giocare i più piccoli sui pattini. Ma quando si tratta di fare sul serio la Fihp, la Federazione italiana hockey e pattinaggio, non scuce un euro, è la lamentela del settore. Gli azzurri portano a casa valanghe di titoli e la Fihp paga uno e prende tre. In altre parole: esiste un premio per una vittoria ai Mondiali, che come gli Europei hanno cadenza annuale, ma se si vincono due o più specialità il premio resta uno. Per il secondo posto o per un Europeo, non si prende niente.
Finisce che molti, fra i 18 e i 23 anni, e cioè quando si deve scegliere fra sport a tempo pieno e una professione da costruirsi con lo studio, lascino per l'università. In questo modo a venire scoraggiati sono proprio i migliori. «Eppure - si rammarica Gianni Francolini - fra amatori e professionisti abbiamo un milione e 200 mila praticanti. Purtroppo, se non è la famiglia a sostenere gli atleti, è facile che si abbandoni. Il materiale è abbastanza caro e dopo ogni gara un treno di ruote è da buttare. L'unica alternativa è trovare un team con uno sponsor».
L'altra palla al piede è l'esclusione dalle Olimpiadi. Alle prossime il pattinaggio in linea doveva essere uno sport dimostrativo. Non è andata e se ne riparlerà fra quattro anni. Gli aficionados si lamentano di vedere fra le discipline a cinque cerchi specialità ben più astruse.
Per l'Italia significherebbe fare incetta di medaglie. I nostri vanno fortissimo, davanti a Germania, Francia, Stati Uniti. In Colombia chi vince un Mondiale ha la casa e uno stipendio mensile da un migliaio di euro. In Argentina una ragazza, per aver vinto il mondiale in una delle numerose specialità (i 300 a cronometro, i 500 sprint, i 5.000 a punti in base ai traguardi intermedi tagliati, i 10.000 a eliminazione, le maratone e altre ancora) ha vinto un premio, preferita perfino all'idolo locale Batistuta. Il guaio è che è difficile per tutti ricordarsi il nome di quella ragazza. Ecco la differenza con Batistuta. |

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