otto-ruote


[Articolo precedente] [Articolo successivo] [Edicola ]

Brugnetti, oro a scoppio ritardato

29 novembre 2001


Title: Corriere della Sera - Edicola
Corriere della Sera
Home Page
 
nel sito nel web
altre notizie
Ricerca Personale QualificatoRicerca Personale Qualificato
Quanto mi pagano
il numero in edicola
SPORT     
Brugnetti, l’oro a scoppio ritardato

«E’ una storia incredibile, ma sono proprio felice: ora posso ricominciare da campione»

MILANO - Ventisette mesi dopo, 825 giorni per l’esattezza, Ivano Brugnetti si è scoperto più ricco di circa 100 milioni. Il gentile omaggio, accompagnato da una medaglia d’oro, gli è stato recapitato l’altro ieri sera, quando la Federazione mondiale dell’atletica ha riscritto la classifica della 50 chilometri di marcia disputata ai Mondiali di Siviglia la mattina del 25 agosto 1999. Ventisette mesi sono trascorsi da quel giorno e molti avvenimenti si sono succeduti nel piccolo mondo dell’atletica: è morto Primo Nebiolo, il boss che ha gestito per vent’anni la Iaaf; Ivano Brugnetti, tradito da un’ overdose di euforia, si era perso tra le nebbie milanesi; un altro Mondiale (Edmonton, Canada, agosto scorso) si è aggiunto all’elenco dei grandi eventi atletici. Vero ma paradossale: Ivano Brugnetti, 25 anni, milanese di Bresso, conquista l’oro iridato del ’99 tre mesi dopo il vincitore dell’oro 2001, il polacco Robert Korzeniowski. Paradossale ma vero: quella dell’oro postumo è l’ultima, incredibile gaffe della Iaaf, alla quale va assegnata, in tempi di villaggio globale e di tecnologia spinta, la palma della Federazione più lenta e macchinosa del pianeta sportivo. La vicenda conclusasi martedì sera, con un asettico comunicato proveniente da Montecarlo, comincia una settimana dopo la conclusione della gara del ’99: l’antidoping del vincitore, German Skurygin, russo, segnala la presenza eccessiva di testosterone. E’ doping. Si innesca la solita battaglia giuridico-sportiva: il russo, appoggiato dalla propria Federazione, sostiene di avere il livello di testosterone alto per le cure ricevute in seguito a una grave malattia. La Iaaf risponde chiedendo le cartelle cliniche del marciatore. Richiesta accolta: ma le cartelle arrivano incomplete. Il batti e ribatti si fa serrato, il tempo passa e le voci si rincorrono. «Era dal maggio dell’anno scorso - dice adesso Ivano Brugnetti - che nell’ambiente della marcia circolavano certe notizie. Ma dopo un po’, visto che non succedeva nulla, mi sono messo il cuore in pace e non ci ho pensato più».
La bella sorpresa l’ha colto dunque semi-preparato: tuttavia quando la Iaaf ha ufficialmente comunicato la sospensione di Skurygin per due anni, depennandolo dall’ordine d’arrivo di Siviglia, la promozione a nmedaglia d’oro oro ha ugualmente riempito di gioia il marciatore milanese. «Diciamo anche per motivi molto pratici» ammette Ivano. Infatti, ora la Iaaf dovrà integrare il premio destinato al vincitore: dai 30 mila dollari spettanti al secondo arrivato ai 60 mila che incassa il primo. E fanno, all’incirca, una sessantina di milioni di lire. A questi va aggiunta la differenza di 30 milioni che la Fidal, in base al «tariffario» dell’epoca (60 milioni al primo classificato, 30 al secondo) dovrà versare. «A maggio 2002 mi scade il mutuo per la nuova casa - dice Brugnetti - Sono 80 milioni precisi. Ecco perchè questa promozione mi riempie di gioia». La casa da pagare se l’è comprata a Sirmione: una scelta dettata dal fatto che il fratello maggiore Luigi fa il poliziotto a Mantova. «E poi - taglia corto il marciatore azzurro - mi piacciono molto quei posti». Ma il Garda può aspettare: il matrimonio con Elisa Di Vincenzo, nazionale juniores di marcia e sua fidanzata, non è stato ancora programmato.
Ivano Brugnetti, dopo l’exploit di Siviglia (inatteso da tutti, tranne forse che dal suo tecnico Antonio La Torre), si era un po’ perso nelle nebbie della periferia nord di Milano, il teatro dei suoi allenamenti da fachiro del «tacco e punta». Il 2000 era stato orribile («Spaccava il mondo negli allenamenti, crollava in gara» spiega La Torre), il 2001 peggio ancora. Ritirato all’Olimpiade 2000, neppure era stato convocato per i Mondiali di Edmonton. E ai Giochi del Mediterraneo era arrivato ultimo, con l’autoambulanza dell’assistenza a fargli da scorta. «Avevo perso ogni motivazione» ammette oggi l’azzurro. E spiega: «Sarà stata l’età giovane, un pizzico di immaturità, l’idea di essere arrivato nella vita: fatto sta che, dopo la medaglia spagnola, il primo grande traguardo della mia carriera, il fisico è andato da una parte e la mente dall’altra. Quella medaglia, insomma, mi ha spiazzato».
Qualcuno l’aveva dato per perso. Non Antonio la Torre, il suo mentore: «Ivano, dopo Siviglia, ha pagato tutto lo stress e la fatica accumulata in anni di preparazione. Ha perso, soprattutto, quella che io chiamo l’allegria di far fatica. Sembra paradossale, ma è così: per primeggiare nella marcia, bisogna provare la gioia quotidiana di fare fatica, molta fatica». Quella gioia che oggi Ivano Brugnetti sembra aver ritrovato: «Da due mesi mi alleno benissimo - dice - e questa medaglia piovuta dal cielo è uno stimolo in più per rientrare nel mio mondo da protagonista. Voglio tornare ad essere il migliore e sono sicuro di poter centrare il traguardo. L’obiettivo a medio termine sono gli Europei 2002 di Monaco di Baviera. Ma con lo sguado vado anche più in là: l’Olimpiade di Atene nel 2004, e forse oltre ancora».
Tanti progetti, un solo rimpianto: «Fosse arrivata prima, questa medaglia d’oro, avrei avuto una "wild card" per i Mondiali in Canada. Avrei partecipato senza togliere il posto a chi lo meritava più di me. Forse, chissà, avrei combinato qualcosa di buono». La Torre però è di avviso diverso: «L’esclusione gli ha fatto bene: è ripartito con motivazioni più forti».
Ma che idea s’è fatto, Brugnetti, su questa interminabile vicenda? «Le storie di doping - sostiene - sono per natura complicate. Ma qui, devo dire, hanno proprio esagerato! Comunque, tutta questa vicenda rafforza in me la convinzione che il doping, nella marcia, è un fenomeno importante e preoccupante. Mi dispiace per Skurygin, ma la legge è legge: ricordo però che durante la gara il russo mi stupì per il ritmo infernale che aveva imposto. Più che un atleta, mi sembrò un robot». Ottocentoventicinque giorni dopo ha scoperto di avere visto giusto.
Claudio Colombo


Sport



   La Gazzetta dello Sport | Max | Vivimilano | RPQ ricerca personale qualificato |

Tesi online | Mimu Milano musei | Bravacasa | Verde Oggi | Carnet | Quantomipagano | Compensation | Amadeus | Newton | Il Mondo | Yacht capital | Happy Web | Travelonline | WallStreetItalia | El Mundo | Tomorrow | Economia & Management | Rcs periodici | Rcs pubblicità | Rcs Libri | Rcs scuola | Rcs New Media | Università e professioni | Rizzoli Store | Hdp | My-Tv | Netdish | Yoda | Fila | Valentino | Sahzà | Quibellezza | Quimamme | EdicolaFabbri |




© Corriere della Sera



www.otto-ruote.it
Per informazioni, consigli e correzioni
contattare web@otto-ruote.it